Scheda Artistica
Nel castello di Barbablù
con Livio Berardi, Rossana Farinati, Annabella Tedone
video animazioni Beatrice Mazzone
disegno luci Tea Primiterra
scene Bruno Soriato
regia e drammaturgia Raffaella Giancipoli
produzione Kuziba
con il sostegno di Sistema Garibaldi, Regione Puglia
residenze artistiche Straligut Teatro, TRAC Teatri di Residenze artistiche - Teatro CREST
si ringrazia MAT Teatro, Teatri di Bari, Biancheria Artistica Primiterra
"Ma anche tu hai paura quando sei al buio
e ti senti solo
e non sai dove andare?"
G., 9 anni
Dentro questa storia c'è un castello, dentro al castello c'è un uomo dalla lunga barba blu, e poi ci sono una giovane sposa, una sorella, una madre, due fratelli e un labirinto di corridoi, porte e scale tutto da scoprire. Dentro questa storia ci sono i giochi che si fanno al buio, i segreti sotto i tavoli, i divieti che i genitori impongono ai figli e c'è una piccola chiave che apre la porta di una stanza proibita. Proibita fino a quando lei, la giovane sposa di Barbablù, non decide di ascoltare il suo istinto e aprirla. E dietro questa porta troverà....
Nel castello di Barbablù è un viaggio avventuroso dentro ciò che non conosciamo ancora di noi e del mondo che ci circonda, è un percorso dentro la curiosità che ci permette di sfidare le nostre paure e che ci racconta di come a volte la disobbedienza può essere un passaggio importante per diventare grandi.
Durata: 55 minuti
Età consigliata: dai 7 anni in su
Scheda Tecnica
Esigenze tecniche:
- Spazio scenico m. 10 x 8 x 6 (Lar x Pr x Alt)
- Scaletta o rampa per passaggio a vista da palco a platea
- Quintatura nera all’italiana + fondale nero
- Oscurabilità totale
- Carico elettrico: 20 KW con allaccio 63A (3F+N+T)
- Power-Box IN: 63A trifase; OUT: 3 x 380V 32A trifase + 4 x 220V 16A
- Scala per puntamenti
- Necessità di appendimento di un sipario di scenografia in 1° americana
- Necessità di avvitare elementi sul palcoscenico
- Necessità di posizionamento di un elemento scenico in proscenio a sx (davanti al sipario montato in 1° americana)
- Americane utilizzate: 1° per sipario, 2° a m 4,50 dalla prima, 3° (controluce) a m 5 dalla prima
- Necessità di posizionare la postazione di regia a fondo sala
- Utilizzo della macchina del fumo/nebbia
Informazioni logistiche:
- Durata spettacolo: 55’
- Tempo di scarico, montaggio: 7 ore
- Tempo di smontaggio e carico: 2 ore
--> Qualora l'accesso al palcoscenico per carico/scarico sia particolarmente scomodo, si richiede la presenza di n. 2 facchini a carico dell'organizzazione per lo scarico e il carico delle scene.
MATERIALE TECNICO
Illuminotecnica:
- n. 6 PC 1000 W con bandiere e telai portagelatina
- n. 10 PAR64 CP60 1000W con telai portagelatina
- n. 6 PAR 64 CP62 1000W + telai portagelatina
- n. 6 Sagomatori ETC 750W 25°- 50° + telai portagelatina
- n. 16 PAR36 30W 6V (superlucciole) *dotazione della compagnia
- n. 6 basi per fari a terra
- n. 6 scalette o stativi per tagli (h da m 1,30 a m 2)
- cavetteria per cablare l'intero impianto, con 20 sdoppi
- 24 ch Dimmer
- cavo segnale 5 poli da dimmer a postazione regia
- macchina del fumo (OUT DMX da Dimmer o splitter DMX per cablaggio segnale) *dotazione della compagnia
Audio:
- impianto di amplificazione adeguato allo spazio con monitor su palco
- ciabatta audio da palcoscenico a postazione di regia
- n. 1 mixer audio 6 IN + 2 OUT + AUX
Video:
-
Proiettore grandangolare con supporto per appendimento (rapporto di proiez. 0,46:1; luminosità min 3.200 Lumen) *dotazione della compagnia
REFERENTE TECNICO:
Angelo Piccinni
3385737827
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L'organizzazione provvederà a eventuali permessi di transito e sosta in zona a traffico limitato.
Si richiede la presenza in loco di un referente tecnico del teatro per le necessarie informazioni.
Scheda Didattica
TRAMA
La fiaba di Barbablù è una delle fiabe della tradizione classica ma non popolare, e sebbene sia tra le più note, rimane la meno raccontata ai bambini per via dell'intensità di alcune immagini che descrivono donne morte, sangue e spaventose stanze segrete. La storia di Barbablù è una storia che fa paura ed è su questa paura che abbiamo deciso di porre l'attenzione.
Nel castello di Barbablù è uno spettacolo che mantiene alcuni elementi e personaggi della versione originale della fiaba "Barbablù" di Perrault, a cui si ispira, per modificarne altri. La nostra storia inizia con un fratello che si sveglia di soprassalto per le urla della sorella che come ogni notte sta facendo un incubo. Dopo l'arrivo della madre che riporta ordine nella loro stanzetta, i due si riaddormentano e Bianca riprende a sognare quell'incubo ma questa volta compaiono anche due vecchine – protettrici dei sogni dei bambini – che l'accompagneranno dentro al sogno, ovvero dentro la storia di Barbablù. L'accompagneranno per permetterle di arrivare fino alla fine, di arrivare ad aprire la stanza segreta piena di paure e di guardarle in faccia, di affrontarle. Le due vecchine aiuteranno poi Bianca a trovare il modo si salvarsi e di uccidere Barbablù. Nella nostra versione, la storia di Barbablù è l'incubo ricorrente di una ragazzina che non riesce ad avvicinarsi alle sue paure perché iperprotetta, di una ragazzina che non ha spazio per crescere perché sua mamma lo occupa tutto, perché sua mamma non riesce a lasciarla andare, a lasciare che diventi grande.
TEMI PREVALENTI
- La paura (paura di diventare grandi, paura di ciò che non si conosce, paura del futuro, paura delle proprie emozioni, paura di lasciar andare i propri figli)
- La curiosità
- La disobbedienza
RIFERIMENTI ALL’ESPERIENZA DEL BAMBINO/A
- La difficoltà e la fatica di crescere in un ambito familiare che trattiene e protegge oltremodo il bambino/a
- L'affermazione di se stessi e dei propri desideri quando questi non coincidono con le aspettative dei genitori
- La relazione con lo sconosciuto che attrae e spaventa
- Il buio come luogo dove si concentrano tutte le insicurezze, gli incubi, le fragilità di un bambino/a e la necessità di affrontare quel buio per crescere
- L'esperienza del disobbedire come, talvolta, atto positivo e necessario per diventare grandi
- La possibilità di affrontare i conflitti
METODOLOGIA DI LAVORO
Al principio c'è sempre un bambino o una bambina con il quale condividiamo la nostra esperienza teatrale attraverso i laboratori. In questo principio c'è un gruppo di bambini che gioca a nascondino in teatro sfidando la paura della penombra e scoprendo una stanza segreta: una porta conduce al sottopalco, dove il buio disegna mostri e cadaveri, sangue e lamenti. Al principio di questa storia c'è la curiosità che sfida la paura, c'è la scoperta di un'oscurità che chiede di essere affrontata.
La prima fase di produzione dello spettacolo prevede la ricerca delle fonti della fiaba, sia fonti classiche che quelle 'di seconda mano', ovvero reinterpretazioni letterarie della fiaba stessa. A questo lavoro sulle fonti si aggiunge il lavoro di ricerca audio-visiva che si nutre della visione di film, cortometraggi, albi illustrati, audio-documentari che conservano semi della storia originaria o che contengono suggestioni e visioni che nutrono lo stile e il taglio narrativo.
Da questo lavoro nasce quell'humus collettivo che permette poi la stesura della prima bozza drammaturgica e la realizzazione della scenografia, seconda fase del lavoro. La terza fase è quella del palco, in cui si indagano i temi prevalenti, si creano immagini a partire da un brainstorming sulle parole chiave, si fanno improvvisazioni a partire dalla relazione con lo spazio scenico e con al drammaturgia. Quarta fase è quella della costruzione e composizione delle scene, che si conclude con un lavoro di ripetizione continuo e di lavoro minuzioso con gli attori sull'interpretazione e la partitura fisica.
Riferimenti metodologici essenziali per l’approccio all’immaginario infantile rimangono:
- Mario Bolognese, “Verso una pedagogia del mito”
- Vladimir Propp, “Morfologia della fiaba”
- Bruno Bettelheim, “Il mondo incantato”
FONTI UTILIZZATE
- Perrault “Barbablù” in Fiabe classiche
- Italo Calvino “Naso d'argento” in Fiabe Italiane
- Fratelli Grimm “L'uccello strano” in Tutte le fiabe dei fratelli Grimm
- Clarissa Pinkola Estès, “Barbablù” in “Donne che corrono coi lupi”
- Giorgio Pressburger “Giochi di Fanciulli” Audio-documentario ispirato al quadro di Bosch
- Gabriel Pacheco, Claudia Lossiani “Barbablù”
- Béla BartóK, "Il castello di Barbablù"
TECNICHE E LINGUAGGI UTILIZZATI: Teatro d’attore e video animazione
FASCIA D'ETÁ: Alunni/e della Scuola Primaria (consigliato dai 7 anni), alunni/e della Scuola Secondaria di primo grado
DURATA DELLO SPETTACOLO: 55’
REFERENTE: Bruno Soriato +39 3206476078 Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Rassegna Stampa
EOLO - Rivista online di teatro ragazzi, "Maggio all'infanzia 2019" [Leggi sul sito]
Kuziba invece dopo averci spaventato con “Vassilissa e la Baba Yaga” ci riprova con successo “ Nel castello di Barbablù” mettendo in scena il famoso crudele personaggio inventato da Perrault, uccisore seriale di mogli , in modo immaginifico, rispettando tutti i dettami della trama. Ci riprova sempre con la regia di Raffaella Giancipoli e con le imponenti, cangianti e suggestive scenografie di Bruno Soriato che piano piano invadono la scena per mezzo di due aiutanti tra cui abbiamo riconosciuto con piacere la presenza leggiadra di Rossana Farinati. Ma non solo le scenografie rendono in modo plausibile la vicenda, grande cura è stata data agli oggetti e al loro utilizzo, le chiavi delle stanze, il grande letto nuziale e le musiche tra cui abbiamo riconosciuto una melodia di Tenco che caratterizza l’arrivo di Barbablù .E sarà un fratello, scelto tra il pubblico, a salvare la protagonista da morte certa, fermando il grande coltello che sta per ucciderla. Una versione della fiaba raffinata e coinvolgente.
Mario Bianchi
Teatro e Critica, 27/05/2019 "I bambini, a teatro, fanno paura" [Leggi sul sito]
[...] è un viaggio di consapevolezza e maturazione, come d’altronde accade nel Castello di Barbablù dei pugliesi Kuziba, dove la relazione uomo-donna è attraversata dalla paura suprema, quella della morte. I simboli si affastellano sin dalle complesse e affascinanti proiezioni di Beatrice Mazzone: la porta che non deve essere aperta è anche la porta che dischiude un percorso di conoscenza; maturazione che avviene violando la regola imposta, a rischio della vita. Come per Zaches, la complessità drammaturgica va di pari passo con quella scenografica (a cura di Bruno Soriato): grandi strutture, piccoli letti a castello sui quali dormono corpi adulti rannicchiati; la relazione di ossessione e potere tra l’uomo e la donna è un filo sul quale scorrono le chiavi del destino. Crescere significa anche sopravvivere all’uomo nero.
Andrea Pocosgnich
PAC - PaneAcquaCulture, 23/05/2019 "Maggio all’infanzia in quel di Monopoli" [Leggi per intero sul sito]
La medesima cura estetica l’abbiamo ritrovata Nel castello di Barbablù di Kuziba Teatro (da 7 anni) nel quale l’inquietante favola di Perrault [...] è inserita in una poetica e insieme minacciosa cornice onirica. Sulla sinistra del proscenio un piccolo e compatto letto a castello nel quale Bianca (Annabella Tedone) e suo fratello (Livio Berardi) bisticciano ritardando il momento della nanna: un bel déjà vu di una scena del Peter Pan disneyano che diverte non poco i bambini in sala. Bianca è spaventata da un sogno ricorrente e infatti, appena Morfeo la accoglie tra le sue braccia, la viosionarietà investe la scena. Sul telo sabbia semi trasparente che la copre proiezioni di simboli stilizzati evocanti il sogno scendono a cascata sulle splendide note di Speed Limit, A Night Ride di Ezio Bosso (suoi i brani di un’ispirata colonna sonora) e due strambi personaggi illuminati dall’alto da lampade che portano in spalla, fanno da “addetti” al sogno, rapendo Bianca dormiente e trascinandola al di là di quel limite. Affascinanti e originali queste figure (Rossana Farinati e lo stesso Berardi) che impersonano il processo onirico a mo’ dei personaggi/funzioni di Inside Out. Il racconto procede con levità concretizzandosi nella mutevolezza della splendida scenografia realizzata da Bruno Soriato. Il portone del castello di Barbablù è un’istallazione su ruote che cela un’ampia pedana inclinata e che, spostata a mano dagli interpreti, diventa con loro un tutt’uno restituendo le ambientazioni e gli snodi fondamentali della vicenda... [continua]
Ilena Ambrosio
Teatro e Critica LAB, 21/05/2019, "L'incubo nel castello. Kuziba" [Leggi per intero sul sito]
Con l’atmosfera onirica di Nel castello di Barbablù, spettacolo fuori concorso della compagnia pugliese Kuziba, si apre quest’anno In-Box verde, sezione del festival teatrale In-Box dal vivo dedicata al teatro ragazzi. Rivolto ad un pubblico di bambini dai 7 anni in su, lo spettacolo è surreale e perturbante, anche grazie alla proiezione delle video animazioni di Beatrice Mazzone. Queste fanno da sfondo e da intermezzo alla narrazione, portata avanti su un palco spoglio e in penombra, dove una scenografia essenziale viene continuamente manipolata dagli attori: scenari diversi contribuiscono alla trasformazione degli ambienti creando un’atmosfera di sogno, dove nulla è ciò che sembra. Una scala può divenire una porta o un corridoio e una tavola un letto. Nell’oscurità si muove la figura-ombra di Barbablù, personaggio nominato ancor prima che visto, anticipato dalla madre come una figura sinistra e inquietante, ma allo stesso tempo attraente, come è attraente tutto ciò che è sconosciuto e proibito. Verso questo proibito si muove la Figlia, scegliendo di sposare l’uomo, contravvenendo ai consigli della Madre, costretta a fare i conti con il cambiamento e con il senso di solitudine e smarrimento che esso può portare con sé. La figura di Barbablù si rivela infatti fin da subito un’ombra, coperta dal suo mantello scuro, un’assenza più che una presenza, un divieto anziché una guida. Oltre al cambiamento e alla separazione, un’altra delle tematiche affrontate è quella del tabù, della proibizione aprioristica e assoluta; ancora più assoluta in quanto riguarda il castello, la casa, dunque lo spazio privato e, in qualche modo, si pone come ostacolo alla scoperta totale del proprio sé. La disobbedienza, la scoperta, non può che turbare e avere conseguenze orribili, il peccato è così grande che la sua macchia non si può lavare: la chiave è sporca di sangue. È visibile a tutti e soprattutto a Barbablù, di ritorno dal suo viaggio, il quale sa che l’unico modo per cancellare una colpa così grande è quello di purificarla attraverso la morte... [continua]
Alessandra Tonella